Pantelleria

Perla nera tra Africa e Sicilia

Pantelleria
E' la più grande delle isole della Sicilia, con una superficie di 83 km2 e una popolazione di 7664 abitanti per lo più agricoltori, con una minoranza di pescatori sebbene le acque siano abbastanza pescose. Il vitigno tipico dell'isola, lo Zibibbo, è conosciuto in tutto il mondo e la qualità dei capperi è considerato il migliore in assoluto.

Pantelleria dista 70 km dalla costa africana e 85 da quella Siciliana. Appartiene alla provincia di Trapani, la sua quota massima è sugli 863 metri e il perimetro costiero è di 50 chilometri circa.
'L'isola nera', a tratti ancora selvaggia, è un paradiso naturale di rara bellezza e intensità. Essa è la parte emersa, dopo l'esplosione di un vulcano sottomarino: la Montagna Grande (836 m) è il residuo di un cono vulcanico, attorno al quale si elevano 24 colline, piccoli crateri chiamati “cuddie”. Anche se le più recenti eruzioni nell'isola risalgono al 1831 e al 1891, alcuni esempi di vulcanismo secondario sono ancora presenti, come ad esempio le “favare”, grandi getti di vapore acqueo (circa 100 ° C), espulsi con vigore dalle fessure delle roccie, visibili sulle pendici della Montagna Grande e dalle sponde dello Specchio di Venere, un laghetto alimentato da sorgenti termali, noto anche per i suoi fanghi utilizzati a scopo terapeutico. L'isola fu colonizzata dai Fenici e successivamente di proprietà dei Cartaginesi, poi dei Romani (217 a.C.) e infine dagli Arabi (intorno al '700) i quali furono i padroni dell'isola per 400 anni (il nome Pantelleria deriva da bint al-ariyah, la figlia del vento), trasformandola in una terra verdeggiante, coltivata a vigneti e capperi, utilizzando un sistema di terrazzamento, che limita i terreni con muretti di pietra a secco. 

Quando gli Arabi se ne andarono, vi fecero spesso ritorno per le loro scorrerie piratesche. Un trattato del 1231 sancì addirittura una specie di condominio sull'isola tra Federico II e il bey di Tunisi, per cui gente islamica si insediò nei villaggi dedicandosi alla viticoltura. Ecco perchè in nessuna delle isole minori, gli aspetti più tipici dell'architettura araba sono così marcati e diffusi come a Pantelleria. Non c'è da stupirsi se poco oltre il centro si incontrano i “dammusi” ovvero costruzioni a forma di cubo, in pietra lavica, con pareti spesse e un tetto a cupola che serve per raccogliere l'acqua piovana e mantenere la casa fresca d'estate e calda d'inverno, che formano interi villaggi o sono sparse nelle campagne, in un panorama di impronta nordafricana; utilizzati come abitazioni nei mesi più caldi e, nei pressi dei vigneti come deposito per gli attrazzi, oggi i dammusi sono dei tipici alloggi per i turisti. Solitamente accanto ai dammusi venivano realizzati i Jardini, piccole torri basse e circolari, destinate a riparare gli alberi da frutto dal vento.

Il borgo maggiore si chiama Pantelleria (5 m), ma vi sono poi villaggi numerosi sparsi tra le vigne. Il centro di Pantelleria , è stato quasi completamente ricostruito intorno a Piazza Cavour, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ed ha una superba vista sul mare, così come il nuovo Municipio e il fianco nord della Chiesa Madre, riedificata nel 1956. Il paese si dirama in numerose contrade, undici in tutto, sparse nel territorio, e chiamati con nomi evocativi di origine araba (Kamma, Gadir, Bukkuram, Murcia, Sataria, Margana, Khaddiuggia, Nicà, Rekhali, Muegen, Kharucia). Gli edifici sono raggruppati in piccoli nuclei con una chiesa e sono circondati da alberi di agrumi, protetti dai jardini. Caratterizzata da splendide spiagge e calette, scogliere e grotte, la costa dell'isola di Pantelleria ha un panorama imparagonabile. Il blu-verde del mare contrasta con il colore scuro della pietra lavica e il bianco delle cupole dei dammusi. Nelle zone di Suvaki e Punta Fram la lava ha creato incredibili sculture naturali.
Il piccolo porto di epoca romana si trova a Scauri. Il giro dell'isola in barca, permette di scoprire le bellezze del mare Pantesco: partendo dal porto e dirigendosi verso destra si raggiunge la cala del Bue Marino, caratterizzata da un lato, da rive basse e facilmente accessibili, dall'altra parte, da coste alte a picco sul mare. Una serie di piccole spiagge di pietra vulcanica si aprono lungo la costa fino a Punta Kharuscia e Cala Campobello. Quindi arriviamo alla suggestiva Cala Cinque Denti, chiamata in questo modo per la sua costa particolarmente frastagliata, al riparo dal vento di scirocco. Alla punta estrema si trova il laghetto di Spadillo. Più lontano, si possono ammirare le sculture naturali create dalla lava scesa dalla cuddia Randazzo. Nelle vicinanze si trova la grotta di Curritia, in cui si può accedere in barca e dove ci si può fermare per un bagno. Passando il Faro di Punta Spadillo, e poi Punta Falconetto, Punta Liscetto e Punta Finestra, si giunge al golfo di Gadir, dove si trova una sorgente termale. Proseguendo si raggiunge Cala Tramontana, Cala Levante e poi, più avanti il Faraglione noto come il “Ficodindia” perchè la parte superiore è coperta da piante di fico d'India, e poi si giunge alla scultura naturale conosciuta come l'Arco dell'Elefante , il simbolo dell'isola. Qui inizia la zona più suggestiva di Pantelleria, Dietro Isola, con le sue numerose grotte: le grotte di Cala Formaggio, del Duce, di Teco, la grotta della Pila dell'Acqua. Molte di esse sono troppo piccole per accedervi in barca, pertanto possono essere raggiunte a nuoto. Lasciando questa zona si arriva a Balata dei Turchi, che è un'antica cava di ossidiana. Anche l'area di Nica è molto interessante grazie ad una sorgente termale che arriva fino a 100 ° C di temperatura. Dopo il porto di Nica si raggiunge la grotta di Punta del Russo, poi Scauri e poi Punta Tre Pietre. In questa zona si trova la grotta termale di Sataria. Dopo aver ammirato Mursia e Arenella, si fa ritorno al porto principale dell'isola.

Nel retroterra è bene iniziare la visita nella parte sud-orientale, dove la strada si eleva per qualche centinaio di metri sopra il livello del mare e attraversa una larga fascia di pini. Qualche chilometro a ponente del paese, si incontra il meglio conservato dei “sesi”, le caratteristiche tombe megalitiche che, alla lontana, ricordano i nuraghi della Sardegna e sono attribuite a popolazioni di razza fenicia. L'anello della panoramica, e ancor più le strade interne, portano ad avvicinare villaggi tra i vigneti dove l'esistenza si svolge identica a quella di secoli or sono. Dalla cima del pittoresco villaggio di Sibà, nelle giornate di perfetta visibilità, si possono scorgere le coste africane e quelle della Sicilia. Un'altro borgo grazioso è Bugeber tra le vigne del rinomatissimo vino dell'isola, il Moscato. Scegliere il vero Moscato, quello liquoroso e dolce, ad alta gradazione, è mediante lo straordinario e inaspettato accordo con i formaggi piccanti.

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